Un ritaglio di giornale: Thomas Berthold in azione con la maglia della Roma, sullo sfondo Pato Agulera
Nella bottega c’è spazio per tutti, la porta è sempre aperta. Da buon padrone di casa, amo avere ospiti e chiedere loro di raccontarmi le storie di calcio che amo ascoltare e narrare.
Da oggi inauguro la nuova rubrica “L’ospite della bottega“, nella quale troverete qualche domanda fatta a un protagonista di quel calcio che amiamo.
Il primo a sottoporsi alle mie domande è il tedesco Thomas Berthold, che ho intervistato poco tempo fa per Tuttocalciatori.net (link) sulla sua esperienza al Verona. In questo spazio, invece, parliamo dell’altra sua parentesi italiana, quella più redditizia e nella quale ha lasciato più il segno: la Roma.
Due stagioni intense, dal 1989 al 1991, nelle quali il difensore conquista una Coppa Italia, realizzando tra l’altro un gol nella finale di andata contro la Samp di Vialli e Mancini, e una finale di Coppa Uefa persa contro l’Inter.
Caro Thomas, innanzitutto come arrivasti alla Roma?
“Emiliano Mascetti, il direttore sportivo, mi conosceva da Verona e il mio connazionale Rudi Voeller ha parlato bene di me alla società”.
Che ricordo hai della stagione travagliata, coincisa con il cambio di società?
“Roma e il posto più difficile in Italia per giocare calcio. Rispetto a Verona, la realtà che ho trovato era molto diversa: la stampa, i tifosi, la città. La pressione era sempre alta. Ma l’Olimpico, l’inno di Antonello Venditi e il derby sono grande emozioni che porto sempre con me. Andare via dalla Roma per firmare con il Bayern è stato il più grande errore della mia vita calcistica”.
Dino Viola: un tuo ricordo.
“Era l’anima della società. Spesso assisteva anche agli allenamenti.Un gran signore con un grande core. Quando è morto è stato uno choc per tutti, ma soprattutto i calciatori: era come un padre per noi”.
La Coppa Italia vinta: che emozioni provi nel ricordarla?
“Che bello vincere a Torino contro la Juve!”
Grazie, Thomas!
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