27 maggio 1993, Stadio Tardini di Parma. Vincendo 2-0 contro la Reggiana, la squadra di casa è promossa per la prima volta nella sua storia in Serie A.
Da lì arriveranno anni di grandi successi, come quello di Wembley che abbiamo celebrato sul blog, insieme a Marco Osio, la notte tra l’11 e il 12 maggio.
Per questo importante anniversario, ecco un altro breve estratto dal libro scritto proprio con Marco Osio:
““…L’avversario è la Reggiana. Il derby, se va come deve andare, può regalare al Parma la prima, storica, promozione in Serie A. Se il Parma vince, l’Ancona, la Reggina e gli stessi avversari di oggi, non possono più raggiungerla in classifica, matematicamente.
Marco è in formazione, con il numero nove che indossa quasi sempre in questo campionato. I capelli arrivano alle spalle, anche un po’ sotto e la barba è sfatta: il look è quello che ormai è diventato uno dei suoi segni di riconoscimento, insieme a quel nome che da qualche domenica si porta addosso, Sindaco.
Il clima è quello della partita decisiva, della sfida che può regalarti qualcosa di unico.
Il Parma ha ben chiaro l’obiettivo e, anche se l’avversario è uno dei peggiori che possano capitare davanti alla squadra di Scala in quel momento, parte subito forte.
E’ il settimo minuto. Lorenzo Minotti fa suo un pallone e lo lancia lungo, sulla fascia sinistra.
Due giocatori inseguono il pallone, Marco e l’esperto difensore reggiano Walter De Vecchi.
La palla corre.
Due rimbalzi.
De Vecchi sembra in vantaggio e gli si sta facendo incontro il suo portiere, Nico Facciolo, in uscita.
Marco, si sa, non è un fulmine. Ma ha classe e al pallone sa dare veramente del tu. Così sceglie la soluzione più difficile: zampata d’esterno sul pallone, ad anticipare difensore e portiere.
Gol, sul secondo palo.
Ora corre, Marco, corre. Forse più forte di quanto non abbia corso per colpire il pallone. Il braccio alzato al cielo, i calzettoni abbassati, senza parastinchi, come solo certi grandi giocatori possono permettersi.
Corre. Una lunga corsa a perdifiato verso i suoi tifosi che invocano il loro Sindaco. Una corsa che dura da più di dieci anni, da quando il giovane Marco ha lasciato Ancona per inseguire il suo sogno a Torino, e poi a Empoli e a Parma.
I suoi compagni gli si stringono attorno, davanti ai tifosi in festa. Lui ha sempre il braccio alzato.
Uno a zero.
Questa è la partita che Parma e i suoi tifosi attendono da sempre. Anzi, non è giusto dire che la attendono, perché, fino a pochissimo tempo prima, era addirittura impensabile immaginare che il Parma potesse anche solo aspirare alla Serie A. E ora quell’iperuranio è lì, alla distanza che separa il pugno di Marco dal cielo. A ottantatré minuti. …”