la bottega del calciofilo

Parole di calcio di Emanuele Giulianelli (@EmaGiulianelli)

Archivi per il mese di “Maggio, 2013”

Intervista al mitico Juary

Un’altra apparizione sulla carta stampata.

Sull’ultimo numero della rivista “Futbol” a pagina 66 c’è la mia intervista amarcord al mitico Juary!

Potete vederla online sfogliando la rivista qui: http://www.futbolmagazine.it/futbol_n13/

Futbol3

Brittany – Bretagna

Una formazione di Brittany del 1998 conto il Camerun

Una formazione di Brittany del 1998 conto il Camerun

UK Flag

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I dodici gol al San Mames

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Sarà perché un tempo, sul terreno dove ora sorge, c’era una chiesa. O forse per l’aria di sacralità che vi si respira. Di fatto, lo stadio di Bilbao, il San Mames, è conosciuto da tutti come La Catedral (La Cattedrale). Il rito blasfemo del pallone si è compiuto su questo prato verde, in terra basca, dal 1913, quando il mitico Rafael “Pichichi” Moreno, che ha dato il nome al titolo di capocannoniere spagnolo, lo ha consacrato al dio del calcio realizzandovi, per primo, una rete.

Diego Armando Maradona, figura sacra della confessione pallonara, ne ha parlato come dello stadio più bello. Forse più del suo San Paolo, in una particolare lotta tra santi che hanno visto danzare la palla tra i piedi del grande numero dieci. Luis Fernandez, compagno di Platini nella Francia degli anni Ottanta, ha dichiarato che “Bilbao senza il San Mames sarebbe come Parigi senza la Torre Eiffel”.
Ebbene, consiglieremmo ai parigini di tenere sotto controllo la loro amata torre perché, da un momento all’altro potrebbero non vederla più. Perché?

Perché La Catedral, il San Mames, sta per essere demolito per far posto a un impianto più moderno. Noi di “Stromberg non è un comodino” ci chiediamo quanto sia giusto che, nel nome del business, si mettano da parte i valori propri del calcio. Uno dei quali è la memoria. E la sacralità dei suoi luoghi. E per eternare la memoria del San Mames, vi raccontiamo una storia: quella della più larga vittoria della storia del campionato spagnolo (quello che oggi chiamiamo Liga), datata 8 febbraio 1931.

Il racconto continua su “Stromberg non è un comodino

Un regalo da Maurizio Ganz e un’altra anteprima

Un ospite di prestigio della Bottega del calciofilo: Maurizio Ganz, appena ha visto il post pubblicato oggi (questo) con la storia della promozione in Serie A del Parma, ci ha tenuto a mandarmi una bellissima foto di quella formazione con lui e il Sindaco insieme.
Oltretutto, in questa foto, Marco Osio compare con la fascia di capitano al braccio.

La pubblico e ringrazio Maurizio per la gentilezza:

Parma 1989-90 (Osio il primo da sx in piedi, Ganz il primo da sx accosciato)

Parma 1989-90 (Osio il primo da sx in piedi, Ganz il primo da sx accosciato)

Ricambio il regalo con qualche riga ancora sulla promozione in A sempre tratta dal libro:

“…La velocità di pensiero e l’intesa sempre più affinata con Melli permettono a Marco di non attendere neanche un istante e di dettare un passaggio filtrante proprio sull’accorrente compagno di squadra, verso l’area reggiana.
“Vai, Sandro”, sembra dire Marco nel lanciare il pallone.
Lui sa già come andrà a finire. Tutti lo sanno.
Tutto lo stadio trattiene il fiato.
Melli ha due difensori addosso, ma niente può fermarlo, è una di quelle occasioni in cui se gli avversari gli si attaccassero, lui, invece di fermarsi, se li trascinerebbe dietro. Fino a dove? Fino a poco dentro l’area di rigore, dove Sandro scaglia un destro preciso che trafigge Facciolo in uscita.
Imparabile. Quel tiro l’ha scagliato tutta Parma, è la firma in calce, il sigillo di conferma del gol di Osio, che ratifica ufficialmente la promozione della squadra di Scala in Serie A.
Come dire, firmato e controfirmato, Marco Osio e Alessandro Melli.
Non si può andare in A senza la firma dei due leader della squadra, del Sindaco e del bomber.
Il fischio finale conferma quanto detto: per la prima volta nella sua storia il Parma è nella massima serie del campionato di calcio.
I giocatori portano in trionfo Fulvio Ceresini, che ha assunto la presidenza dopo la morte del padre, e il pensiero di tutti va subito al compianto Ernesto: se tutto questo sta accadendo, gran parte del merito è suo.
La città è in festa, le strade e le piazze sono un trionfo di giallo e di blu: Parma, così composta ed elegante, oggi si concede la licenza del semel in anno licet insanire di Seneca e fa baldoria fino a notte fonda.
E se stasera, passando in Piazza Garibaldi, la faccia dell’eroe dei due mondi, con al collo la sciarpa gialloblù, vi sembrasse estremamente somigliante a quella di Nevio Scala, non incolpatevi per aver bevuto qualche birra di troppo durante i festeggiamenti, perché è proprio la sua.
In una serata così, può succedere anche questo…”

Parma in A e Marco Osio

Parma 1989-90 Osio è il primo in basso a sinistra27 maggio 1993, Stadio Tardini di Parma. Vincendo 2-0 contro la Reggiana, la squadra di casa è promossa per la prima volta nella sua storia in Serie A.
Da lì arriveranno anni di grandi successi, come quello di Wembley che abbiamo celebrato sul blog, insieme a Marco Osio, la notte tra l’11 e il 12 maggio.

Per questo importante anniversario, ecco un altro breve estratto dal libro scritto proprio con Marco Osio:

““…L’avversario è la Reggiana. Il derby, se va come deve andare, può regalare al Parma la prima, storica, promozione in Serie A. Se il Parma vince, l’Ancona, la Reggina e gli stessi avversari di oggi, non possono più raggiungerla in classifica, matematicamente.
Marco è in formazione, con il numero nove che indossa quasi sempre in questo campionato. I capelli arrivano alle spalle, anche un po’ sotto e la barba è sfatta: il look è quello che ormai è diventato uno dei suoi segni di riconoscimento, insieme a quel nome che da qualche domenica si porta addosso, Sindaco.
Il clima è quello della partita decisiva, della sfida che può regalarti qualcosa di unico.
Il Parma ha ben chiaro l’obiettivo e, anche se l’avversario è uno dei peggiori che possano capitare davanti alla squadra di Scala in quel momento, parte subito forte.
E’ il settimo minuto. Lorenzo Minotti fa suo un pallone e lo lancia lungo, sulla fascia sinistra.
Due giocatori inseguono il pallone, Marco e l’esperto difensore reggiano Walter De Vecchi.
La palla corre.
Due rimbalzi.
De Vecchi sembra in vantaggio e gli si sta facendo incontro il suo portiere, Nico Facciolo, in uscita.
Marco, si sa, non è un fulmine. Ma ha classe e al pallone sa dare veramente del tu. Così sceglie la soluzione più difficile: zampata d’esterno sul pallone, ad anticipare difensore e portiere.
Gol, sul secondo palo.
Ora corre, Marco, corre. Forse più forte di quanto non abbia corso per colpire il pallone. Il braccio alzato al cielo, i calzettoni abbassati, senza parastinchi, come solo certi grandi giocatori possono permettersi.
Corre. Una lunga corsa a perdifiato verso i suoi tifosi che invocano il loro Sindaco. Una corsa che dura da più di dieci anni, da quando il giovane Marco ha lasciato Ancona per inseguire il suo sogno a Torino, e poi a Empoli e a Parma.
I suoi compagni gli si stringono attorno, davanti ai tifosi in festa. Lui ha sempre il braccio alzato.
Uno a zero.
Questa è la partita che Parma e i suoi tifosi attendono da sempre. Anzi, non è giusto dire che la attendono, perché, fino a pochissimo tempo prima, era addirittura impensabile immaginare che il Parma potesse anche solo aspirare alla Serie A. E ora quell’iperuranio è lì, alla distanza che separa il pugno di Marco dal cielo. A ottantatré minuti. …”

Il punto più basso

Il punto più basso della storia della Roma.
Dopo il derby perso, Andreazzoli ha la geniale idea di dichiarare: “Non è nuovo a questi atteggiamenti a telecamere accese, poi poi nel privato ha comportamenti un po’ piagnucolosi“.

Osvaldo non si fa scappare l’occasione e su twitter replica:

Tante volte ho scritto “questo è il calcio che amo”, da calciofilo. Questo è il calcio che non voglio vedere. Da calciofilo e da tifoso.
E la società dov’è?

Finale playoff #SerieB

Il Novara fallisce l’accesso alla finale, schiantato da un Empoli stratosferico. Al Livorno basta il pari 1-1 con il Brescia, dopo essere passato in svantaggio, per passare in virtù della miglior classifica nella stagione regolare.

Ricordo che per la doppia finale in caso di parità di gol tra andata e ritorno si disputeranno i tempi supplementari; in caso di ulteriore parità a vincere i playoff, e a conquistare quindi la promozione in A, sarà la squadra meglio piazzata in classifica al termine della stagione
In nessun caso ci saranno i calci di rigori e non è valida la regola dei gol in trasferta in caso di pareggio.

Calcio e Iran su SportEconomy!

sporteconomy081Il prestigioso sito SportEconomy.it ha ripreso il mio pezzo sul calcio in Iran sotto Ahmadinejad.

Ecco il link: Calcio – Il football infiamma le folle in Iran. Analisi di uno sport in crescita

Roma-Lazio: più che un derby

romaIl mio articolo di presentazione per la finale di Coppa Italia di questa sera, su Tuttocalciatori.net:

Nessun calcolo ha nessun senso. Ha decisamente ragione Francesco De Gregori: stasera niente pallottoliere, niente calcolatrici, niente tatticismi matematici o statistici. In una partita come quella che vedrà di fronte le due facce della stessa capitale a giocarsi l’ultimo trofeo della stagione l’imperativo è solo uno. Vincere.

Se dovessi analizzare lo stato di forma delle due squadre potrei dire che la Roma ha concluso il campionato in crescendo, scavalcando i biancocelesti sul filo di lana,  esattamente al 31’ del secondo tempo quando Daniele Dessena batteva di testa Marchetti su pennellata di Cossu in un Cagliari-Lazio dal sapore di beffa. E il totale portava la Roma a 62 contro i 61 della Lazio. Ma nessun calcolo ha nessun senso, quindi neanche questi discorsi sull’andamento lo hanno.

Potete trovare l’articolo completo qui

European Cups Synchronicities

Jung would have gone crazy if he saw this…

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